CONDOMINIO E RUMORI MOLESTI: TUTELE E CONSEGUENZE LEGALI

Condominio e rumori molesti: tutele e conseguenze legali

Nel contesto condominiale, i disturbi causati da litigi familiari, giochi rumorosi dei bambini, spostamenti di mobili, passi rumorosi, uso intensivo di elettrodomestici e volumi elevati di musica o televisione possono creare un ambiente particolarmente disturbante, confermando il detto che “i muri sono di carta”.

Come ci si può tutelare in queste situazioni e quali conseguenze affrontano i responsabili?

Non tutti i rumori sono considerati molesti; solo quelli che superano la soglia di tollerabilità comune. Poiché la legge non specifica dettagliatamente, la giurisprudenza ha definito alcuni criteri per determinare se un suono è intollerabile.

Ecco alcuni aspetti da considerare:

  1. Intensità e durata del rumore: Deve essere tale da comprometterne la qualità della vita, disturbando la tranquillità dei residenti. –
  2. Posizione dell’edificio: Un rumore può essere più fastidioso in un’area residenziale tranquilla rispetto a un centro urbano trafficato, dove può confondersi con altri suoni ambientali (vedi Cass. nr. 17051/2011 e Cass. nr. 3438/2010).
  3. Orario del rumore: I rumori notturni e pomeridiani, generalmente riservati al riposo, sono percepiti come più intrusivi.

I regolamenti condominiali spesso limitano i rumori più molesti a fasce orarie precise, solitamente tra le 8 e le 13 e tra le 16 e le 21.

La Corte di Cassazione, utilizzando la Legge quadro sull’inquinamento acustico (Legge 26 ottobre 1995 nr. 447), ha adottato il “criterio differenziale” per valutare il superamento della normale tollerabilità, basato sulla differenza tra il rumore ambientale e quello residuo, considerando significativi superamenti di 3 dB di notte e 5 dB di giorno.

In ogni caso, la valutazione deve essere fatta caso per caso, poiché il limite di tollerabilità non è assoluto.

Strumenti principali di tutela

In ambito civile se un condòmino è afflitto da rumori che violano le caratteristiche sopra descritte, il primo passo è contattare l’amministratore condominiale per un intervento diretto nei confronti del responsabile. È possibile anche portare la questione in assemblea condominiale, richiedendo il rispetto del Regolamento Condominiale e degli orari o proponendo la stesura di un nuovo regolamento, qualora sia assente. In quest’ultimo caso, il regolamento deve essere approvato ai sensi dell’art. 1136, secondo comma, c.c., con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno metà del valore dell’edificio.

Inoltre, se il regolamento viene violato, ex art. 70 disp. att. c.c., il condòmino disturbato può richiedere una sanzione pecuniaria al responsabile del rumore, variabile da 200 a 800 euro in caso di recidiva.

Se la situazione persiste nonostante queste azioni, sarà necessario agire legalmente, citando in giudizio la persona responsabile e chiedendo al Giudice sia la cessazione del rumore che il risarcimento del danno causato.

Oltre all’azione civile, si può agire anche in sede penale, visto che, secondo la giurisprudenza consolidata, il rumore molesto rappresenta un reato ai sensi dell’art. 659 c.p. (Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone), quando supera il limite della tollerabilità normale e potrebbe infastidire un numero indefinito di persone, essendo percepibile sia dentro che fuori dal complesso condominiale.

Questo può essere valutato sia con una perizia fonometrica che tramite testimonianze sugli effetti del rumore (Cfr. Cass. nr. 14596; Cass. Ordinanza nr. 36329/2020; Cass nr. 9361/2018 e nr. 18521/2018). In tali casi, si può segnalare l’accaduto alle Forze dell’Ordine competenti per avviare le indagini, oppure presentare una denuncia formale. Il responsabile rischia l’arresto fino a tre mesi o una multa fino a 309 euro. Secondo l’articolo 659 del codice penale, il disturbo della quiete pubblica è un reato quando il rumore è tale da infastidire non solo i vicini immediati, ma anche una parte significativa degli altri residenti dell’edificio. La Corte di Cassazione ha recentemente confermato questo concetto con la sentenza n. 44261 del 3 dicembre 2024.

Il rumore, può causare anche il danno da stress – se produce una sindrome d’ansia, disturbo dell’umore, depressione «per l’esposizione a stimoli ambientali». In questo caso trattandosi di ripercussioni sulla salute, il danno biologico è valutato da una consulenza medico legale disposta dal giudice. Il Tribunale di Roma, con la sentenza numero 18683/13 , ha riconosciuto 18 mila euro ad una inquilina per un autoclave rumoroso.

Conclusioni

Pertanto, per garantire una serena convivenza all’interno del condominio, è consigliabile seguire le norme di buona educazione. Va ricordato che eventuali infrazioni potrebbero non solo portare a richiami e sanzioni, ma anche sfociare in problematiche legali, civili e penali, che si rivelano decisamente più costose e fastidiose rispetto al semplice rispetto delle regole.

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